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Anpe news – De Rita (Censis): Lo sfascio della laurea triennale

Il sociologo direttore del Censis, dott. De Rita, invitato ad una “lectio magistralis” su: Il ritorno della tentazione generalista nelle dinamiche formative e culturali”, promossa dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bari, in data 10 novembre us, ha dichiarato nell’ambito di una intervista pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno (pag. 10 del 10 novembre 2006)il fallimento dei corsi di laurea triennali.
Se ne riporta uno stralcio:
Stiamo forse assistendo ad una crescente voglia di esaltare la superficialità dopo aver puntato tutte le nostre carte sull’iperspecializzazione?
“La specializzazione in quanto tale ha portato a un distacco da una cultura generale solida. Se si pensa a medicina abbiamo una specializzazione sempre più spinta, mentre non c’è più una visione globale, quindi le persone vanno dallo stregone o a fare ginnastica giapponese perchè ritengoino che li si abbia una concezione globale del corpo e non segmentaria….”

Ci sono responsabilità delle università in questo?
“L’estremo simbolo di questo sono i corsi di laurea triennali. Quando io ho preso la laurea in Giurisprudenza ho fatto 18 esami obbligatori e tre facoltativi e c’era un solo corso di laurea. Adesso nel triennio ci sono tremiladuecento corsi di laurea, che sembrano tutti obbedienti all’idea di specializzare, invece sono sostanzialmente fabbriche di genericità. E non creano certo quella solida piattaforma culturale che 18 esami obbligatori e tre facoltativi del corso di laurea in giurisprudenza mi hanno dato. Poi c’è la moltiplicazione dei crediti poichè uno va tre mesi in Spagna a visitare la propria ragazza e ritorna con i crediti”.

Quale può essere la via d’uscita per la società e per i processi formativi e culturali?
“Bisogna assolutamente creare una piattaforma culturale solida. In questo le famiglie dimostrano di essere più avanti dello Stato, visto che spingono i ragazzi a iscriversi ai licei, che sono l’ultima tappa di una cultura di piattaforma, anzichè inseguire i mille corsi professionalizzanti. Occorre prendere spunto da questo processo spontaneo per puntare a una revisione dei corsi di laurea triennali, in modo che siano più legati a una logica di creazione di una piattaforma solida piuttosto che a una logica di immediata specializzazione. Va superato il mito che anche il triennio professionalizza, perchè in realtà parcheggia”.

La riproduzione parziale o totale della presente news è vietata se non citando la fonte: www.anpe.it o Gazzetta del Mezzogiorno, pag. 10 del 10 novembre 2006.

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