Non ci sono casi da combattere bensì fragilità da conoscere. Messaggi che gli adulti non hanno voglia di cogliere. Per poi dialogare ed educare i ragazzi |
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PAOLA DAMIANI* E LUISA PIARULLI** | |
I media portano costantemente alle cronache episodi cosiddetti di «bullismo». Le coscienze adulte urlano la propria indignazione verso quei giovani e il loro scarso senso etico, verso le loro famiglie diseducanti e la scuola che non sarebbe preparata a educare.
Più volte noi pedagogisti abbiamo evidenziato l’eccessiva tendenza a psicologizzare ambienti che nascono come educativi, denunciando l’assenza di modelli pedagogici a cui fare riferimento. In questo modo si è insinuato sempre più solidamente il fenomeno del bullismo, fenomeno in realtà più mediatico che oggettivo. Come pedagogisti abbiamo dunque sentito il dovere di svolgere un’analisi attenta per evitare quel pressappochismo tipico della nostra vita sociale, che rischia di incrementare forme di disagio già preoccupanti e sottese. Quali relazioni possono individuarsi tra le difficoltà di apprendimento e il bullismo? Sempre più si parla di educazione emotiva, ma quanti docenti svolgono educazione emotiva nelle scuole? Abbiamo sempre di più acquisito la certezza che occorre offrire occasioni per dialogare e ascoltarsi, per individuare nuovi modelli pedagogici al passo coi tempi. Nello stesso tempo intendiamo riscoprire anche l’eredità della storia della pedagogia, per esempio quella di Paulo Freire. I nostri ragazzi ci inviano chiari messaggi che denunciano il loro disorientamento, la loro fragilità emotiva, e ci chiedono aiuto. È dunque essenziale assumersi la responsabilità di un agire educativo degli adulti più consapevole. Oggi assistiamo a una frammentarietà degli interventi specialistici, qualitativamente significativi ma relativamente efficaci perché slegati tra loro, o imbrigliati in lunghi ed estenuanti percorsi burocratici. Alla base della questione bullismo c’è un disagio evidente che quindi va esplicitato. Non ci sono bulli da combattere, ma fragilità da conoscere e da educare, messaggi che gli adulti non hanno tempo o voglia di cogliere e interpretare. *psicopedagogista **presidente ANPE-Associazione Nazionale Pedagogisti del Piemonte |
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