Bisogni Educativi Speciali e…..dintorni è stato il tema del seminario, che l’A.N.PE ha realizzato sabato 28 febbraio 2015 dalle 14.00 alle 17.00 presso il Centro Salesiani di Roma, moderato da Celeste Pernisco Vice Presidente A.N.PE.
In una giornata problematica per la viabilità di Roma, un pubblico numeroso e attento ha gremito la sala. Certamente il dibattito culturale sia internazionale che nazionale sul tema dei bisogni educativi è stimolante. In pochissimo tempo sta già entrando nell’uso comune l’espressione “ragazzi BES”, che non è accettabile e non è rispettosa della dignità dei soggetti in età evolutiva, ovvero “persone minori d’età”.
Procedere solo ad una “conta” degli alunni problematici, non avviando contestualmente le azioni necessarie ad affrontare dal punto di vista educativo i problemi rilevati ed evitando riflessioni critiche sul pensiero pedagogico e sulle modalità d’intervento e di insegnamento, non basta a realizzare una Scuola autenticamente Inclusiva. Ridurre le persone, a lunghe liste di incapacità, di “non sa fare”, determina effetti paralizzanti e demotivanti negli allievi e nelle loro famiglie; conduce a disistima di sé o ad una accentuazione della conflittualità tra famiglie e scuola.
Il seminario ha proposto percorsi di riflessione e proposte di possibili interventi allo scopo esclusivamente esemplificativo.
E’ intervenuta Luisa Piarulli, Presidente A.N.PE e docente di Pedagogia e Psicologia a Torino, che ha ribadito nel suo interessante intervento come occorra educare alle emozioni, alla gestione positiva del conflitto al fine di restituire agli alunni il piacere di stare a scuola. L’osservazione, l’ascolto empatico, il dialogo, la consapevolezza del valore educativo della valutazione degli allievi, sono le condizioni di un agire pedagogico, unica risposta per contrastare il processo di medicalizzazione che investe la scuola di oggi. La metodologia della narrazione, una delle tante metodologie pedagogiche, affina la “capacità di vedere” i comportamenti, di educare alla relazione, di interpretare le modalità comunicative e scoprire così “il volto” (Lévinas) degli allievi, di cui siamo sempre responsabili. Inoltre, restituire spazio e tempo alla parola rappresenta un’alternativa all’uso invasivo dei nuovi media. I docenti, ottimi disciplinaristi, spesso sono privi di competenze pedagogiche e allora prevedere il pedagogista nelle scuole si rende un’azione urgente, costruttiva e formativa.
L’intervento di Annunziata Brandoni, che é stata dirigente scolastica delle scuole De Bosis ad Ancona, ha sviluppato a lungo il tema del “Metodo Montessoriano e BES”, di estrema attualità. La sua conclusione è stata che la scuola non deve essere medicalizzata; ogni scuola dovrebbe avere un pedagogista e sarebbe corretto non parlare di BES ma di BEN – Bisogni Educativi Normali. Alla domanda se esiste un modello di scuola ideale (con chiaro riferimento al suo libro “L’isola che non c’è”) ha risposto illustrando con molta enfasi l’esperienza di una scuola portoghese.
Il terzo intervento é stato di Elisabetta Papacella, in qualità di responsabile del servizio psicopedagogico nell’I.C.”P. A Micheli” di Roma, che ha relazionato sul tema ” Nuove Complessità Socio-Educative: la gestione della classe”, offrendo esempi concreti di interventi pedagogici finalizzati a creare un clima empatico e armonico nelle classi, luoghi di apprendimento e di crescita. Restituire spazio e forza alla figura del pedagogista nelle scuole è stato il tema più sentito
nell’ampio e appassionato dibattito, che ha coinvolto pubblico e relatrici.
Il Direttivo Nazionale esprime il suo ringraziamento a tutti gli intervenuti.